Terzo Piano

E’ il piano della spiritualità. In questo piano troviamo la Cappella del Crocefisso, la sala del Sacro Cuore, quella di San Giuseppe, di San José Maria de Yermo y Parres e la Terrazza Universo.

Cappella del Crocefisso

Siamo all’ultimo piano dell’edificio. Si arriva con l’ascensore o attraverso la “Scala della vita”, che nel secondo piano si scosta dalla scalinata per riprendere l’ascesa verso la Cappella piena di luce e di colore, sembra essere sospesa tra il cielo e la terra: in alto in alto, attraverso l’abbaino, davanti all’altare si contempla estasiati la cima della Concarena, innevata nell’inverno e verde in estate, e sempre incorniciata dall’azzurro denso del cielo limpido, o dalle nuvole bianche o cupe spinte dal vento. E’ la bellezza della creazione che irrompe armoniosamente nella casa di Dio, vuole esserci nel luogo più sacro, come testimone della sua gloria. Senza dubbio la Cappella del Crocefisso è il cuore e l’anima di tutta la struttura dell’Accademia “Arte e Vita”. Ma è anche il luogo più bello, curato artisticamente anche nei minimi particolari: dal pavimento al soffitto, dal tabernacolo all’altare, dalle panche ai tappeti. Ci sono alcune opere da segnalare: le icone, le vetrate laterali e la vetrata della porta d’ingresso. Le icone danno splendore alla Cappella. Sono quattro: il Crocefisso, la Madonna della tenerezza, San Giuseppe e San José Maria de Yermo y Parres, opere dell’iconografa Ornella Buffoli.

Per apprezzare meglio ognuna di queste icone cerchiamo di introdurci in questa nuova atmosfera.

L’icona viene eseguita secondo regole antiche; forme e colori non dipendono dalla fantasia dell’iconografo ma sono tramandati secondo tradizioni venerande.
Le icone nate come espressione di arte ecclesiale anonima, riproducono l’essenza spirituale di chi viene raffigurato e propone al credente momenti di contemplazione silenziosa.
La “scrittura” delle icone parte dalla scelta della tavola di legno che viene levigata, incavata nel fondo, ricoperta con un tessuto di lino, simbolo della Sindone, su cui vengono stesi 7 strati di gesso.
Il fondo in lamina d’oro zecchino è segno della luce divina, i colori usati sono prodotti da terre naturali e minerali macinati, fissati in soluzione acquosa con tuorlo d’uovo e aceto.
Le icone sono da sempre pensate per avere un luogo nella liturgia sacra e, come la liturgia stessa, per guidarci nello spazio più segreto della preghiera. Più il fedele guarda le icone, più si ricorda di chi vi è rappresentato e si sforza di imitarlo. L’icona è come un ponte che ci permette, attraverso ciò che si vede, di intuire ciò che non si vede.
Le icone non sono facili a “vedere”. Esse non parlano immediatamente ai nostri sensi, non si manifestano a noi al primo sguardo. E’ solo per gradi, dopo una presenza paziente e devota che esse cominciano a parlarci. E quando parlano, parlano più ai nostri sensi interiori che esteriori.
Parlano al cuore che cerca Dio.

Icona del Crocefisso: è l’icona principale, che domina la Cappella, è il Crocefisso posto sul presbiterio. Il Cristo è rappresentato con gli occhi aperti a significare la Gloria: è un Cristo già Risorto. Nelle due braccia c’è l’immagine della Vergine da un lato e, San Giovanni dall’altro.

…Stavano presso la croce… Gesù allora, vedendo la Madre e accanto a lei il discepolo che Egli amava, -disse alla Madre-: donna, ecco tuo figlio! -poi disse al discepolo-: ecco tua Madre!” (Gv 19, 25-27).

Nella croce si riprendono poi quattro scene riguardanti la passione di Cristo: l’ultima cena (l’Eucarestia), la lavanda dei piedi (Servo dei servi), la toccante agonia nell’orto degli ulivi con il “sonno” dei discepoli. Il “bacio” di Giuda con Pietro che taglia l’orecchio a Malco.
Nella parte finale la croce entra nel luogo detto del Cranio, in ebraico Golgota. Nel terreno si apre una fenditura da cui esce un teschio, rappresenta Adamo e l’umanità intera che è stata redenta dal sangue di Cristo, Agnello immolato per la nostra salvezza.

Icona della Madre di Dio della tenerezza con feste dell’anno liturgico: Il canone iconografico della tenerezza è rappresentato dall’abbraccio tra la Madre e il Bambino intenti in un muto ed eloquente colloquio nel quale il Cristo rivela alla Madre il mistero della passione, morte e resurrezione. La guancia della Madre è appoggiata a quella del Figlio in un atteggiamento di ineffabile tenerezza e protezione. Il volto del Bambino è in profonda contemplazione di quello della Madre. Anche il colore contribuisce a sottolineare questo canto d’amore. Il colore dominante è il rosso cupo che degrada nelle sfumature dei panneggi e si rischiara nei toni caldi nelle zone più luminose.

Le stelle sul capo e sulle spalle della Madre (una è coperta dal Bambino) indicano la sua verginità prima, durante e dopo il parto.

Nella cornice compaiono le feste (scene della vita di Cristo): Annunciazione (25 marzo); Natale (25 dicembre); Presentazione al tempio (2 febbraio); il Battesimo di Gesù (6 gennaio); la resurrezione di Lazzaro (Domenica di quaresima precedente alla festa delle Palme); la Trasfigurazione (6 agosto); l’entrata in Gerusalemme (domenica delle Palme); la crocifissione (venerdì santo) e la discesa agli Inferi o Resurrezione (domenica di Pasqua); l’Ascensione (40 giorni dopo la Pasqua); la Pentecoste (50 giorni dopo la Pasqua); la Dormizione o Assunzione al cielo di Maria (15 agosto).

Icona San José Maria de Yermo y Parres, fondatore della Congregazione delle “Serve del Sacro Cuore di Gesù e dei Poveri”. IL santo è rappresentato nelle vesti sacerdotali solenni a sottolineare il carisma di predicatore e pastore per le anime alla ricerca. Una mano benedice, l’altra in atteggiamento di accoglienza mette in evidenza la grande disponibilità all’ascolto e alla carità ai poveri e a quanti ricorrono a lui per ogni necessità materiale e spirituale.

Icona di San Giuseppe, è rappresentato in atteggiamento di contemplazione davanti al mistero di Maria.
Tiene in una mano le colombe, offerta al tempio per riscattare Gesù, come voleva la legge di quel tempo.
Il Signore della legge si sottomise alla legge: l’umiltà di Cristo. Le colombe, l’offerta dei poveri: la povertà di Cristo, infine offrì se stesso per i peccatori: la carità di Cristo. Il manto color giallo ocra è simbolo della sottomissione alla volontà del Signore. San Giuseppe è sorretto da un bastone fiorito; il segno con cui Dio lo ha scelto come sposo per la Vergine (dai vangeli apoc).
Cappella del crocifisso Cappella del crocifisso Cappella del crocifisso Cappella del crocifisso Cappella del crocifisso Cappella del crocifisso Cappella del crocifisso Cappella del crocifisso

Sala del Sacro Cuore

E’ un’amplia aula, priva di decorazioni particolari, polifunzionale. Le sale S. José Maria de Yermo e San Giuseppe sono piccole aule di grande semplicità adibite per la musica.

Terrazza Universo

Domina il centro storico dell’abitato, signoreggia dall’alto su tutti i caseggiati, da lì si possono godere panorami mozzafiato per la bellezza che si apre all’occhio ed all’animo. Ci si trova improvvisamente immersi nell’azzurro intenso del cielo, circondati da montagne, fino alla valle e al fiume, tetti spioventi antichi e nuovi, campanili artistici e squillanti e dirimpetto al castello medievale che serve da forte richiamo alla storia riportandoci indietro nel tempo e con la fantasia.
E’ il luogo della contemplazione, della meditazione e della preghiera, nonché della ricreazione nel creato. Qualcuno ha esclamato: è un sogno! Ma questo sogno è realtà.

Porta d’ingresso alla Cappella del Crocefisso
L’icona riprodotta nella vetrata evoca il mistero dell’Annunciazione (Lc 1, 26-38). Da un antico inno bizantino leggiamo:

“Questo giorno è l’inizio della nostra salvezza
e la manifestazione del Mistero eterno.
Il Figlio di Dio diventa figlio della Vergine
E Gabriele annuncia la grazia.
Perciò anche noi insieme a lui
Gridiamo alla Madre di Dio:
Salve o piena di grazia, il Signore è con te”.

L’opera dell’Annunciazione creata nella vetrata esalta la divina maternità di Maria. In essa vediamo in modo simbolico rappresentati la Vergine e l’Arcangelo Gabriele nel dialogo/annuncio dell’incarnazione di Dio nel suo seno, che in questo caso è rivestita di un manto rosso per significare la divinità che è nel suo grembo. La Vergine e l’Arcangelo Gabriele in piedi, proseguono nel dialogo muto nei gesti delle mani. L’angelo si fa ministro del miracolo: il seno della Vergine riceve il Figlio; lo Spirito Santo viene inviato; dall’alto il Padre esprime il suo beneplacito. La presenza dello Spirito viene rappresentata simbolicamente attraverso la colomba, e la presenza del Padre è rappresentata mediante il colore bianco/oro delle fusioni cristalline.
Il messaggio che si propone attraverso questa stupenda vetrata è il seguente: L’unione si compie per comune volontà; in Lui e per mezzo di Lui, eccoci salvi.
L’Altissimo si fa piccolo e si nasconde (e si rivela) nell’ombra opaca della carne umana. Solo la Madre sa che è figlio di una Parola di amore di Dio, anzi, è la Parola stessa dell’amore eterno di Dio per il mondo! Questo annuncio si diffonde come un contagio, sempre velato e insieme irresistibile, suscitando nei credenti la stessa appassionata disponibilità di totale consegna di sé, per riscoprire così la propria identità nel progetto di amore del Regno di Dio: “Si faccia di me secondo la tua parola”.
L’obbiettivo di ogni annuncio, di ogni manifestazione della Parola, è la proposta di amore e di vita che c’è dentro, ma è raggiungibile solo attraverso l’obbedienza della fede.

La prima formella ( in alto a sinistra) rappresenta Dio Padre, da un semicerchio scuro parte un raggio che si ripeterà in tutte le formelle: rappresenta l’alito divino da cui tutto ha origine. (Gn 2,7).

La seconda formella rappresenta lo Spirito Santo, anch’esso avvolto in un cerchio scuro. “ Lo Spirito Santo scenderà su di te, su di te stenderà la sua ombra la potenza dell’Altissimo.” ( Lc 1,35)

La formella seguente rappresenta l’Arcangelo Gabriele. La mano destra dell’angelo che benedicendo si distende quasi a porgere l’annuncio, è la traccia visibile di una Parola che passa da un individuo ad un altro.

Subito sotto vi è il trono con il cuscino rosso. Indicano la regalità: “ Salve Regina, Paradiso animato, al cui centro germoglia l’Albero della Vita”. (dall’Inno di Romano il Melode). La dignità della Madre si misura sulla grandezza del Figlio. Se Cristo è Re dell’Universo, alla Theotòkos ( Madre di Dio) spetta l’onore della Regina.

Dall’altra parte in alto è rappresentato il velo del Tempio. Nel Protovangelo di Giacomo infatti si narra che Maria all’età di tre anni venne condotta dai genitori al tempio non per un pellegrinaggio, ma per dimorarvi stabilmente e, nutrita dall’angelo, avrebbe lavorato nel tempio alla tessitura del velo per il Santuario. Quel velo è il corpo di Gesù che ha preso carne in Lei.

Subito sotto è rappresentata Maria che è pronta a ricevere la Parola, con l’atteggiamento della sua mano dice sì! “ Eccomi sono la serva del Signore, avvenga in me quello che hai detto”. ( Lc 1,38)

La formella successiva rappresenta il vaso con i gigli simbolo della pienezza di grazia. Ciò si ricollega anche al sermone della montagna, si accenna ai gigli dei campi che non lavorano e non filano ( Mt 6,28); si fa intravedere nell’immagine del giglio la dedizione piena di fiducia nella volontà di Dio che provvede ai suoi eletti. Il mistico atto di rassegnare sé stesso alla grazia di Dio.

Nell’ultima formella Maria tiene in mano il fuso; la Vergine sta traducendo in immagine quello che ha udito, perciò sta tessendo l’immagine, cioè un corpo, alla Parola di Dio. Il filo con il quale Maria tesse il corpo di Cristo è rosso, perché rosso è il colore della divinità. Maria indossa un mantello rosso ad indicare che Cristo l’ha resa divina, perché Lei lo ha accolto. Questo filo allora non è solo il filo del corpo di Cristo, ma anche il filo del suo corpo: Maria viene salvata dando spazio alla Parola.